Talvolta nella vita, per svariati motivi, potremmo avere bisogno di un prestito. Ma cosa fare in caso di prestito rifiutato?

In questa guida completa affronteremo proprio questo problema, in particolare, vedremo cosa fare in caso di prestito rifiutato, dopo quanto tempo è possibile riprovarecome chiedere nuovamente un prestito quando ci viene rifiutato, ecc.

Faremo poi anche un accenno alle conseguenze che porta finire nel registro Centrale Rischi di Intermediazione Finanziaria, dedicato ai cattivi pagatori.

Prestito rifiutato: cosa fare e come fare?

Vediamo innanzitutto cosa fare in caso di prestito rifiutato e come fare.

Non tentare nuovamente per i 30 giorni successivi

Occorre innanzitutto sapere che quando un prestito viene rifiutato, tale notizia viene registrata in modo automatico per un mese tra i dati verificabili dagli istituti di credito. Ciò significa che, nell’arco di tempo dei 30 giorni successivi, rischiamo un altro diniego giacché l’istituto di credito a cui tenteremo di richiedere un prestito, quasi sicuramente ce lo rifiuterà. Proprio perché è informato sulla nostra situazione.

Dunque, meglio mettersi l’animo in pace per 30 giorni e fermarsi, attendendo che passino 30 giorni prima di inoltrare una nuova richiesta. Tuttavia, tale periodo non deve trascorrere invano, ma dobbiamo cercare di capire cosa ha portato al diniego della nostra richiesta. E, una volta capite le cause, cercare di porvi rimedio.

Chiedere un importo idoneo con il proprio reddito

Se il problema riguarda il nostro reddito, considerato insufficiente per coprire quanto richiesto, dovremo rivalutare importi e durate. In questo modo, la cifra richiesta potrebbe rientrare nelle nostre possibilità reali.

Inoltre, potremmo anche valutare di coinvolgere una terza persona che funga da garante, così da avere un elemento in più a nostro favore. Magari potremmo iniziare a pensare chi potrebbe essere e, una volta individuato, iniziare a parlargliene. Meglio ancora se abbiamo più alternative, perché non è detto che la prima persona individuata ci dica subito di sì. E i motivi possono essere diversi (sta passando un periodo economicamente difficile, ha futuri progetti in testa, non si fida di noi, ecc.).

Utilizzare portali online per ricalcolare le rate

Un altro consiglio nei fatidici 30 giorni è quello di calcolare la rata on line confrontando le offerte più convenienti. In questo modo, avremo un quadro più chiaro e sul web non mancano le alternative per farlo, con form da compilare generalmente semplici e intuitivi.

Risolvere i debiti pregressi

Nel caso in cui il problema siano dei debiti pregressi, quindi ci troviamo in una situazione di sovraindebitamento, prima di accendere un altro debito sarebbe meglio cercare di estinguere quelli già esistenti.

Qualora alle spalle ci siano problemi più seri, sarebbe opportuno cercare di accordandosi in tribunale con i creditori. Così da poter richiedere la cancellazione del proprio nome dagli elenchi prima di inoltrare eventualmente una nuova richiesta di finanziamento, ed avere quindi maggiori possibilità di spuntarla.

Prestito rifiutato: quali conseguenze?

La conseguenza più immediata in caso di prestito rifiutato è la segnalazione al registro Centrale Rischi di Intermediazione Finanziaria. Cosa significa questo? Che il nostro nome finirà nelle banche dati dei sistemi di informazioni creditizie. 

Attenzione però, non bisogna fare confusione con il fatto di essere segnalati come cattivi pagatori. Infatti, si tratta semplicemente ad una registrazione di prestito negato.

Un prestito negato può avere svariati motivi, che vedremo nel paragrafo successivo. Possono anche non essere gravi, magari abbiamo solo chiesto una cifra che superava le nostre possibilità di rientro. Essere cattivi pagatori invece significa che abbiamo ottenuto il finanziamento, ma poi non lo abbiamo restituito con puntualità.

Come accennato nel paragrafo precedente, in genere l’iscrizione al CRIF permane per 30 giorni, dopodichè viene eliminata. Si tratta di una prassi utile per le aziende del settore per capire le motivazioni che hanno portato ad una valutazione negativa per la concessione del finanziamento. Quindi, si tratta di una sorta di tutela per quanti erogano finanziamenti al fine di non ritrovarsi a che fare con persone con problematiche alle spalle.

Leggi anche il nostro articolo di approfondimento, Prestito rifiutato CRIF: motivi e tempi di permanenza, per capire meglio l’argomento.

Abbiamo anche detto che durante questi 30 giorni non è consigliabile chiedere un altro prestito, perché ci verrà quasi sicuramente negato. Meglio sfruttare questo mese per porre rimedio alle possibili cause che hanno portato al rifiuto, così da non incassarne un altro.

Una volta rimosse le cause del rifiuto, possiamo stare tranquilli perché il prestito ci verrà dato se tutto risulta ok. Certo, non abbiamo certezza che la nuova richiesta vada a buon fine, perché nel frattempo ci è sfuggito qualche altro elemento ostativo.

Prestito rifiutato: perché?

Perché un prestito viene rifiutato? Come accennato in precedenza, i motivi possono essere diversi, più o meno gravi. Vediamo quelli principali.

Scarso merito creditizio

Lo scarso merito creditizio è uno dei motivi più diffusi di rifiuto di un prestito. Può accadere, infatti, che pur essendo persone in regola con la legge e senza prestiti non ripagati, non abbiamo però una situazione reddituale e patrimoniale sufficiente per l’importo richiesto.

Ricordiamo infatti che, generalmente, la rata mensile del prestito non deve superare un terzo della nostra entrata mensile netta. Quindi, prima di chiedere un prestito e rischiare un rifiuto, è consigliabile calcolare bene l’importo che andiamo a chiedere e se possiamo affrontare realmente la rata che andremo a pagare. Come detto, online ci sono dei simulatori facili da utilizzare.

Valutiamo anche la nostra situazione patrimoniale, che potrebbe servire come garanzia. Inoltre, valutiamo anche la possibilità di coinvolgere una terza persona che funga da garante.

Attenzione poi alle situazioni lavorative precarie: magari abbiamo uno stipendio in grado di coprire il prestito ma non un contratto che garantisca solidità e affidabilità. Una situazione lavorativa precaria, con un contratto a tempo determinato, magari pure con scadenza prossima, costituisce fattore di quasi sicuro rifiuto.

Troppi prestiti in corso

Può essere il caso di quanti hanno già acceso troppi finanziamenti e dunque, rischiano di diventare insolventi. Infatti, l’ente creditizio al quale ci siamo rivolti può preferire non concedere il prestito perché può percepire il rischio che ad un certo punto non riusciremo più ad affrontare il rientro dei capitali.

Ma oltre ai prestiti concreti, può risultare motivo di diniego di un finanziamento il fatto che abbiamo troppe richieste di prestiti pendenti. Infatti, anche le richieste multiple possono finire per essere motivo di prestito rifiutato. La banca o la società finanziaria può ritenere i tentativi simultanei una pratica poco gradita, scambiato come una scarsa fiducia verso l’ente e un maggiore credito verso la concorrenza.

Perché non censito

Approfondiamo ora un caso molto particolare: quello del rifiuto del prestito perché il richiedente non è censito. Ma partiamo col vedere cos’è il censimento bancario: la banca provvederà a inoltrare il nominativo del richiedente a un sistema di informazione creditizia (SIC).

La scheda del cliente viene così aggiornata per tutta la durata del rapporto con la banca. Quindi, viene anche riportato il comportamento corretto o scorretto del cliente nel rimborsare le rate.

La scheda del cliente è un biglietto da visita e misura quindi la sua affidabilità. E servirà in futuro agli altri enti erogatori di finanziamenti per capire se possono fidarsi o meno di lui.

Dunque, un cliente censito è un individuo la cui storicità in banca dati è effettivamente consultabile e accessibile a quanti poi si rivolgerà per chiedere altri prestiti in futuro.

Di contro, non censito è colui che non ha mai ottenuto un finanziamento e non appare pertanto nelle banche dati dei SIC, come CRIF, Experian o CTC. In pratica, si tratta di un primo prestito richiesto.

In effetti, un cliente non censito si trova in una sorta di circolo vizioso: il primo finanziamento mi viene rifiutato perché non sono censito. E mi troverò in questa situazione finché non otterrò il primo prestito. E’ un po’ il caso di chi cerca una prima occupazione ma gli viene richiesta una minima esperienza nel settore.

Cosa fare se si è un cliente non censito? Ecco le possibili alternative.

Prestiti per non censiti con garante

In genere, ad un cliente non censito viene richiesto di trovarsi un garante. Quindi, una figura terza che subentri in caso di problemi con il suo reddito e patrimonio. In questi casi al richiedente non censito viene affiancata una seconda firma a garanzia.

Va da sé che anche il soggetto che funge da garante deve rispondere a dei requisiti, come:

  1. reddito stabile e sufficiente per coprire il prestito
  2. non abbia troppi debiti pregressi
  3. non sia un cattivo pagatore

Il garante può anche essere un libero professionista, il quale però dovrà presentare le dichiarazioni di reddito dei due anni precedenti per dimostrare che l’attività che svolge sia una sufficiente garanzia.

Le banche potrebbero anche chiedere di co-intestare il finanziamento con il garante.

Cessione del quinto

Nel caso in cui il cliente non censito non sappia chi coinvolgere come garante, oppure la persona proposta non ha i requisiti prima visti, possa giocarsi la carta della cessione del quinto.

Importante in questo caso è il reddito, che dovrà essere stabile: ciò significa che deve derivare da un contratto a tempo indeterminato (va da sé che per i dipendenti pubblici le porte del finanziamento si spalancano più facilmente) o dalla pensione.

Il contratto a tempo indeterminato deve essere stato firmato da almeno 8 mesi. Rispettati i requisiti, la liquidità richiesta potrà essere rimborsata con una dilazione massima di 120 rate mensili. L’importo della rata non deve superare il 20% (di qui un quinto) dello stipendio o della pensione e verrà sottratto automaticamente sul reddito.

Delega di pagamento

La delega di pagamento è un’altra alternativa in caso di mancato censimento e assenza di garante. Oltre al fatto che sia già in corso la cessione del quinto.

Con la delega di pagamento, il lavoratore richiede al proprio datore di lavoro una seconda trattenuta in busta paga da versare al creditore. Si tratta di un secondo procedimento che equivale alla cessione del quinto, compreso l’importo massimo della rata.

C’è però da dire che, se la cessione del quinto è una pratica che il datore di lavoro è obbligato ad accettare, sulla delega di pagamento può invece opporsi.

Prestito cambializzato o prestito delega

Infine, le ultime alternative sono il prestito cambializzato e il prestito delega. Ecco di cosa si tratta:

  1. Prestito cambializzato: riservato ai lavoratori dipendenti e ai liberi professionisti iscritti all’albo. In questo caso le rate del finanziamento (massimo 72) sono rimborsabili dal richiedente tramite RID bancario, garantito da un effetto bancario. Inutile però farsi illusioni: le referenze devono sempre essere impeccabili
  2. Prestito delega: accessibile pure ai cattivi pagatori, ma limitato ai dipendenti di aziende private. L’importo richiedibile infatti è strettamente correlato al TFR maturato, in rapporto 1:1. Dunque, posso richiedere un prestito di eguale importo del Trattamento di Fine rapporto. Il rimborso avviene tramite busta paga entro 72 rate mensili (3 anni)

Senza motivazione apparente

E’ improbabile che una banca ci rifiuti un prestito senza alcun motivo. Del resto, gli enti creditizi vivono anche e sopratutto di prestiti, quindi dinanzi ad una richiesta è alquanto inusuale che decidano di opporsi senza che vi sia un motivo concreto.

Tutt’al più potrebbe essere scarsa o assente la loro motivazione (ma anche questo è difficile, perché un ente serio non si comporta in tal modo) e allora in tal caso dobbiamo eventualmente capire noi perché ci è stato rifiutato il prestito.

Per facilitarvi a capire, riepiloghiamo quelli che sono i motivi solitamente adotti da un ente creditizio per rifiutarvi un prestito:

Ecco i motivi per i quali un finanziamento può essere negato:

  • Percepiamo un Reddito ritenuto insufficiente e/o abbiamo un patrimonio pure ritenuto tale
  • La nostra situazione lavorativa è precaria
  • Risultiamo iscritti al registro dei Cattivi Pagatori
  • Siamo dei Protestati
  • Abbiamo in corso già troppi prestiti da saldare
  • Abbiamo all’attivo troppe richieste pendenti
  • Non sono trascorsi 30 giorni da un rifiuto precedente
  • Risultiamo Garante di cattivi pagatori, quindi la nostra situazione è a rischio
  • Il Garante proposto non ha tutti i requisiti richiesti
  • Non abbiamo fornito tutte le informazioni richiesteci
  • Siamo clienti incensiti

Prestito rifiutato: posso chiederne un altro?

Sì, in caso di prestito rifiutato possiamo richiederne un altro. Ma ricordiamo ancora una volta che dobbiamo attendere che passino 30 giorni dal diniego e dobbiamo accertarci di aver rimosso tutti i fattori che hanno portato al diniego o che potrebbero vederci incassare un altro rifiuto.

Prestito rifiutato: dopo quanto posso riprovare a richiederlo?

Dal rifiuto di un prestito devono trascorrere 30 giorni per richiederne un altro. I motivi possono essere diversi e li abbiamo elencati più volte in precedenza. Così come abbiamo visto le alternative per non vederci rifiutare nuovamente la richiesta di un prestito (soprattutto se si tratta di una prima richiesta e risultiamo essere clienti non censiti).

Un elemento in più che vogliamo introdurre in questo paragrafo è la liberatoria di un finanziamento. Si tratta di un documento rilasciato al cliente, da parte della banca o della finanziaria, nel quale viene indicato che la richiesta di prestito presentata allo stesso istituto non ha avuto seguito.

Dunque, tradotto in soldoni, si tratta di una conferma di annullamento di una richiesta di finanziamento.

Può essere la stessa banca a richiedere una liberatoria per appurarsi che il cliente non abbia inoltrato più richieste a più istituti. Per esempio, quando risultano altre richieste pendenti. Abbiamo visto che anche ciò può essere motivo di diniego.

Ad onor del vero la richiesta di liberatoria finanziaria è ormai una prassi desueta. Infatti, ormai banche e società finanziarie in generale (si pensi a Findomestic o Compass tra le più importanti) scartano direttamente la richiesta e la archiviano automaticamente.

Il sistema altamente informatizzato di oggi e le varie banche dati offrono un incrocio di dati tale che ormai tutto avviene in modo veloce ed automatizzato.